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Gianfranco Perali, Riportare i problemi dei giovani nell'agenda politica

VILLORBA – Nei giorni 20 e 21 settembre 2020 anche i veneti saranno chiamati alle urne per eleggere il nuovo Consiglio regionale. Si tratta di un appuntamento molto importante perché occorrerà scegliere il programma politico-amministrativo e la squadra di governo che per i prossimi cinque anni gestirà la nostra regione. Qui di seguito propongo un’intervista a Gianfranco Perali, presidente del Circolo di impegno socio-politico “Lina Merlin” di Villorba affiliato all’Associazione culturale “Nizza italiana”.
(Gianfranco Perali, presidente del Circolo "Lina Merlin" di Villorba)

Gianfranco Perali, come valuta l’attuale sistema sanitario veneto?
E’ indubbio che il sistema sanitario veneto, nel corso degli anni sottoposto a revisioni e rimodellamenti, sia un sistema di eccellenza per la presenza di professionalità di elevato spessore in molti campi della medicina e perché le strutture sono state rinnovate, rimodernate e dotate di apparecchiature di nuova o ultima generazione, ma… 
Cosa…
C’è, anche nel nostro sistema, qualche macchia e qualche incompiuta che si è resa evidente anche nella recente “guerra” all’epidemia. L’estrema aziendalizzazione della sanità ha progressivamente estremizzato il peso degli indicatori di efficacia ed efficienza, “confinando” la valutazione della qualità dei servizi resi (efficacia) in un angolo a scapito quasi esclusivo dei risultati economici (efficienza), e pare incompiuta nella sua riorganizzazione territoriale di medicina di prossimità intesa come sistema efficace di assistenza extraospedaliera diffusa.
C’è il rischio, a suo avviso, che nel settore della sanità eventuali deleghe al privato possano penalizzare le fasce sociali più deboli?
La duplicità di operatori sanitari (privati convenzionati) di per sé non sembra penalizzante, lo può diventare se il pubblico si sottrae nel garantire determinate risposte diagnostiche di alta tecnologia e quindi costose.
Parliamo della Pedemontana ovvero di una infrastruttura che riguarda anche il comune di Villorba: c’era proprio bisogno di una simile opera sul territorio?
La Pedemontana viene da lontano: sta nel Programma delle Opere Strategiche del 2001, nel Piano Regionale dei Trasporti e della Viabilità del 2004, una infrastruttura già presente nel Piano Territoriale di Coordinamento alla fine degli anni Sessanta!  Una infrastruttura concepita per dare sviluppo e supporto all’area Pedemontana, mentre nella pianura centrale insiste l’autostrada A4 (il corridoio 5 paneuropeo, ndr). Una infrastruttura che sarebbe stata utile in quel periodo di tumultuosa crescita economica, ma che ora sembra perdere di efficacia e di valore nel momento economico in cui ci troviamo, per i diversi processi di ridistribuzione di popolazione e imprese e perché si prevede che il flusso di traffico non sarà dei 33.000 veicoli giornalieri ipotizzati, ma bensì di 18.000 e che costerà di pedaggio, a parità di percorrenza, più della A4. Per quanto riguarda il comune di Villorba, non credo ci fosse bisogno di aggiungere un’arteria nuova alla presenza già pesante di Pontebbana, Postumia, Ferrovia, Autostrada che intersecano il territorio e ne determinano un pesante frazionamento, anche se essa lambisce i confini comunali.
Crollo demografico e fuga all’estero da parte di tanti giovani veneti in cerca di lavoro: quali sono le sue considerazioni?
L’Italia è un Paese che ha messo una grande ipoteca sul proprio futuro. In circa dieci anni ha perso circa 250.000 giovani (15-34 anni) di cui circa un 10% sono veneti, e il lavoro è il motivo prevalente di questa nuova migrazione. Alla migrazione si somma l’altro problema un declino demografico costante e negli ultimi anni accentuato. Un fenomeno drammatico e una piaga per il Paese che oggi sembra scomparsa dall’agenda politica di tutte le forze politiche e che per rimediarvi, oltre a tempi lunghi servirebbero delle politiche per la natalità e la famiglia di una grande forza.  Alla radice dei problemi vi è un’economia stagnante unita a una situazione d’incertezza individuale e collettiva: tassi di disoccupazione elevati, persone che perdono il lavoro, dilagare della illegalità e delle varie mafie, che rappresentano da sempre il freno allo sviluppo del territorio, ma anche dal fatto che per i giovani qui i lavori sono sottopagati rispetto ai loro coetanei negli altri paesi dell’Unione europea a parità di titoli. E alla fine restano al palo. Si comprende quindi la voglia di “scappare” che tanti giovani hanno. La mia considerazione finale è che con questa classe politica, poco incline alle visioni di lungo periodo, ci sia ben poco da sperare.
Per incentivare le nascite quale politica dovrebbe - a suo avviso - elaborare e perseguire il futuro Consiglio regionale?
Il declino della natalità non è una tendenza irreversibile, ma è fortemente legata alle politiche per il lavoro e per la famiglia che vengono assunte e da praticare con continuità e ciò è possibile anche a livello regionale. Occorrono sostegni non occasionali, ma di sistema che possano offrire ai genitori rassicurazioni e facilitino la scelta di generare figli. In Italia la pur consistente quota di spesa assistenziale viene dispersa su erogazioni che non danno alle famiglie le rassicurazioni che cercano per affrontare gli oneri della genitorialità. Le Regioni potrebbero intervenire dando priorità al welfare familiare, con il sostegno per servizi di asilo nido a favore delle famiglie, con politiche utili a consentire alle donne di conciliare i tempi della famiglia con quelli del lavoro, un premio economico a maternità conclusa per le donne che rientrano al lavoro e sgravi contributivi per le imprese che mantengono al lavoro le madri dopo la nascita dei figli…
In merito all’urbanistica e alla tutela del paesaggio veneto quali consigli pensa di poter offrire ai futuri consiglieri regionali?
Uno solo: riuso e rinnovo invece di costruire strutture nuove, fino ad arrivare a zero consumo di suolo!   Sette metri quadri al secondo è la velocità con la quale oggi in Italia si consuma suolo. Abbiamo edificato il 7 per cento del suolo nazionale (la media UE è il 4%), con picchi che superano il 50 per cento in alcune città, e il 20 per cento nelle coste. La Regione dovrebbe indirizzare i Comuni a puntare tutto su ristrutturazioni e rinnovi edilizi piuttosto che su nuove costruzioni.  Si dovrebbe creare un censimento degli edifici sfitti, non utilizzati o abbandonati e renderli disponibili per riuso o recupero adeguando se necessario la strumentazione urbanistica locale.
Questo farebbe bene all’ambiente, all’agricoltura e credo anche al settore dell’edilizia.
Oggi in Italia abbiamo problemi di una certa rilevanza come il calo demografico, l’evasione fiscale, le infiltrazioni mafiose negli apparati statali e lo spreco di denaro pubblico in opere incompiute, ma c’è anche il problema della sicurezza che molte persone semplici collocano in cima alle proprie preoccupazioni quando “sentono” di immigrati, spesso clandestini, che commettono reati anche di una certa gravità. Secondo lei la Sinistra e la Destra in che modo stanno affrontando i problemi legati all’arrivo in Italia di tanti immigrati?
Quella del rapporto fra immigrazione e criminalità è una questione delicata e difficile e tutto ciò che si legge e si sente su questo tema risente, il più delle volte, più delle posizioni politiche di chi scrive o parla che di analisi dei dati di fatto. L'immigrazione irregolare non solo è aumentata in tutta Europa, ma è combattuta ovunque, anche se con metodi diversi. Anche se una parte rilevante degli irregolari non sono venuti in Europa per dedicarsi ad attività illecite, non è difficile capire come molti di loro, incontrando sempre maggiori difficoltà ad inserirsi, finiscano per non avere alternative che queste attività. Ecco allora che il binomio immigrato-delinquente si rafforza e la questione della sicurezza balza in primo piano a tutti i livelli.
Le risposte a questo fenomeno, inarrestabile per certi aspetti, dovrebbero coinvolgere l’Europa intera che ne è meta destinata, ma abbiamo visto che anche a questo livello le risposte non sono univoche, semmai divergenti e sporadiche e rispecchiano per lo più gli orientamenti politici preminenti nei vari Paesi.
Voglio sottrarmi dalla classica esemplificazione che vede la Sinistra attuare politiche definite “buoniste” e la Destra politiche di “respingimento” tout court, perché di per sé nessuna delle due è la soluzione al problema… 
Cosa bisognerebbe fare?
Gli Stati dovrebbero fare tutto il possibile per eliminare le cause prime di questo fenomeno instaurando delle politiche economiche nei confronti delle popolazioni dell’Africa, ponendo fine allo sfruttamento e alimentando il microcredito bancario per dare speranza e sviluppo a quelle popolazioni in loco. Ma per questo ragionamento occorre una scala ancora più ampia dell’Europa…
Gianfranco Perali, ritornando alle prossime elezioni regionali quali sono, secondo lei, i meriti e i demeriti della Giunta regionale guidata in questi ultimi anni dal presidente Luca Zaia?
Di sicuro si può dire che ha personalità, è uno che sa quel che vuole. Ha grinta, un po’ di sfacciataggine, caparbietà e una punta di arroganza che lo rende perfino simpatico. La sua più grande capacità consiste nell’aver saputo comunicare con grande efficacia, ha saputo farsi interprete di bisogni evidenti, e se n’è fatto abilmente il portavoce, ottenendo così consensi. Zaia non ha fatto altro che fare dell’ordinaria amministrazione “pro domo sua”.
(a cura di Carlo Silvano)
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Il presente blog è curato da Carlo Silvano, autore di diversi volumi.





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