"Cosa ci faccio su questo carro e dove sto andando?", si domandò inconsapevolmente il boiaro, lui che non aveva mai sofferto la solitudine pur essendo sempre stato solo; lui che credeva di non essersi mai legato, in fondo, a nessuno; lui che alle prime ore del mattino o al calar del sole amava passeggiare da solo nella quiete della sua proprietà; lui che non ammetteva interferenze nell'amministrare i propri beni. Adesso gli sembrava che tutti gli anni trascorsi in solitudine si stessero accasciando con il loro peso su di lui. Un peso che non poteva e non voleva sostenere. Era consapevole, quando percorreva i sentieri odorosi di muschio dei suoi poderi, che avrebbe terminato in solitudine la sua vita terrena, ma ciò non lo impensieriva. Non lo turbava. Intanto il ticchettio continuava, adesso era più forte ed Ivan comprese la sua origine: era il suono di una campana.
(brano tratto da "Il boiaro")
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