“Il canto degli
italiani – afferma il maestro Sergio Collodet – è il nostro Inno nazionale e di conseguenza non possiamo considerarlo
come una pura formalità quando viene eseguito: ritengo, anzi, che l’esecuzione
debba essere inserita e cantata in qualsiasi manifestazione e non solo
sportiva, così da ricordare ad ognuno di noi la nostra storia e chi siamo.
Credo che ciò sia il minimo che possiamo fare per non dimenticare le tante
persone che, a diverso titolo e in diversi modi, hanno dato e continuano a dare
la propria vita per la nostra libertà e per la nostra sicurezza”.
Con l’intervista che segue a Sergio Collodet, presidente e direttore tecnico dell’ASD Studio Karate e Ju Jitsu 2002, ho
voluto aprire una riflessione sul significato che oggi può avere l’inno
nazionale, con cui spesso si aprono le manifestazioni sportive organizzate sul
nostro territorio.
La pratica
delle arti marziali - come il Ju-Jitsu - insegna valori come la lealtà verso i
propri compagni di squadra e il rispetto per gli avversari. Questi, secondo
lei, sono valori che possono andare di pari passo col nostro inno nazionale?
Quando Goffredo Mameli nel 1847 scrisse il testo dell’inno
nazionale, poco dopo musicato da Michele Novaro, lo fece nella convinzione di
un’ideale di nazione unita sotto un’unica bandiera. Le arti marziali, come
tanti altri sport, oltre che ad unire i popoli insegnano alle persone valori
come lealtà, lo spirito di sacrificio e il rispetto delle regole, perché nulla
ci è dovuto o deve essere regalato. Questi valori sono inalienabili e
contribuiscono alla formazione dell’individuo perché una società formata da
persone che non rispettano precise regole e norme di buon comportamento è una
società che non ha un futuro.
Quale
comportamento esteriore ed interiore dovrebbe, secondo lei, assumere un atleta
quando viene eseguito l'inno nazionale?
L’inno nazionale non è “obbligatorio”: per i civili
inoltre non ci sono delle regole di comportamento alla sua esecuzione. A mio
avviso, comunque, andrebbe ascoltato con rispetto, in piedi e sull’attenti. Ai
miei atleti consiglio la posizione di attenti e possibilmente anche di
cantarlo. Di norma dell’Inno si esegue e si canta solo la prima parte, ma ogni
atleta dovrebbe conoscerlo tutto in quanto ogni strofa ha un suo
importantissimo significato e ogni parola rappresenta un momento della
complicata avvenuta unità d’Italia.
A volte si nota
che alcune persone restano sedute quando in occasione di una manifestazione
sportiva viene eseguito l'inno nazionale. Quali sono le sue considerazioni?
Voglio pensare che queste persone non sappiano che
comportamento assumere proprio perché non ci sono delle regole, però noto pure
che sono sempre meno le persone che alle nostre manifestazioni sportive restano
sedute quando viene eseguito l’inno nazionale. Se noi continuiamo a crederci,
saremo di esempio e sono certo che un giorno ci ritroveremo tutti in piedi,
uniti e sull’attenti a cantare l’Inno. (a
cura di Carlo Silvano)
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