VILLORBA - “Sono
23 anni che mi sono avvicinata al mondo delle arti marziali: ho iniziato tardi,
ma è sempre stata la passione di una vita”, è con queste parole che Monica
Mano descrive la propria esperienza di karateca iniziata nel 1995. Oggi Monica Mano è allenatore federale FIJLKAM/CONI, insegnante tecnico di Karate e cintura nera
III DAN, nonché consigliere della società “Asd Studio Karate Ju Jitsu 2002” e responsabile
tecnico degli insegnanti per il settore Karate. “Nell’ambito delle gare di Fighting di Ju Jitsu – aggiunge Monica – do il mio supporto tecnico soprattutto per
la prima parte della gara, cioè la fase di combattimento con calci e pugni”.
Rispetto ad altre discipline di arti marziali, come Aikido, Judo e Karate,
qual è la peculiarità del Ju Jitsu?
Tutte le arti marziali, per la formazione
che danno, sono discipline valide. Sicuramente nel Ju Jitsu si ottiene una
formazione finalizzata soprattutto ad acquisire un’ottima capacità di difesa
personale.
Monica Mano (allenatore federale FIJLKAM CONI)
Tutti possono avvicinarsi allo studio e alla pratica delle arti marziali,
ma qual è l’età migliore per praticare la disciplina del Ju Jitsu?
Io sono l’esempio che si può iniziare a
qualsiasi età e se c’è la vera passione, raggiungere anche determinati
obiettivi. Sicuramente iniziare presto fa la differenza. Nella nostra
Federazione, la FIJLKAM[1], si
può iniziare a praticare un’arte marziale nell’anno in cui si compiono i 4
anni.
Tutto il lavoro iniziale di noi tecnici è
impostato sulla formazione a 360° del fisico del bambino/a, a cercare di
sviluppare tutte le sue capacità motorie e propriocettive[2], l’equilibrio,
la mobilità articolare, l’agilità, senza trascurare la disciplina e il rispetto
per il Maestro e i compagni, a infondergli sicurezza in se stesso e nelle
proprie capacità per diventare un bravo atleta in palestra, ma anche nella vita
di tutti i giorni.
Qual è la regola d’oro per comprendere la sostanza delle arti marziali?
Credo che alla base di tutto ci deve
essere la passione. Praticare un’arte marziale non è semplicemente fare uno
sport, va oltre a darti un’ottima forma fisica e mentale, diventa uno stile di
vita.
In che modo è possibile coniugare rispetto per l’avversario e legittima
aspirazione a vincere un combattimento?
Il rispetto per l’avversario nasce già in
palestra durante gli allenamenti. L’atleta più grande o comunque con un grado
superiore deve essere da esempio per l’atleta più giovane o meno esperto e viceversa.
Questa è una forma di rispetto che poi si traduce anche in gara, dove il
combattimento è misurato a prevalere sull’avversario tramite la tecnica, con
controllo, ma mai per fare del male e di conseguenza l’aspirazione a vincere in
una gara è assolutamente legittima.
Quali consigli si possono dare ad un atleta che si sta preparando per un
combattimento e sta vivendo una situazione di forte tensione?
Quando un atleta è in gara, la prima cosa
che deve fare è isolarsi dal pubblico e ascoltare soltanto quello che gli dice
il coach, cioè il tecnico responsabile della sua
preparazione, onde evitare di assorbire altre tensioni.
Deve restare concentrato su se stesso, osservare i vari incontri e fare squadra
con i propri compagni che lo sosterranno durante il combattimento. Il “fare squadra”
è molto importante per avere la giusta carica per salire sul tatami.
Nelle arti marziali e in particolare nel Ju Jitsu, in che termini si può
spiegare il concetto della “paura”?
Avere paura è normale. È difficile non avere
ansia e non aver tensione prima di salire sul tatami per un incontro, ma sono
stati d’animo che si devono imparare ad affrontare durante il lavoro di
formazione che si fa in palestra. Anche per questo l’allenamento di un atleta
agonista è diverso dall’allenamento di un atleta che non fa gare. È quindi di
fondamentale importanza la preparazione atletica e il tipo di allenamento funzionale
che si fa per imparare anche a vincere la paura.
Nei combattimenti gli atleti si ritrovano spesso a dover affrontare
avversari che non conoscono: come si può vincere la “paura” di combattere
contro un perfetto sconosciuto?
È praticamente la regola dover affrontare
in gara avversari che non si conoscono, per questo motivo è importante essere
concentrati e osservare i combattimenti per poter capire, magari in anticipo,
le tattiche che usano gli avversari. Questo può infondere una certa sicurezza,
ma alla base di tutto l’atleta deve arrivare in gara essendosi preparato,
allenato, prima in palestra e di conseguenza impara a vincere anche la paura.
Quali consigli si sente di offrire a chi deve ricercare la giusta
concentrazione per affrontare e gestire un combattimento?
Per un atleta che vuole fare gare è, prima
di tutto, fondamentale non mancare mai agli allenamenti in palestra, perché è qui
che si allena e impara ad affrontare anche situazioni di stress alle quali
viene sottoposto. Bisogna avere una buona preparazione atletica per avere il
fiato che ti consente di resistere dall’inizio alla fine di un incontro; quindi,
in gara, gli direi: respira a fondo e ascolta solo la voce del coach che,
dall’angolo del tatami, ti guida nell’incontro e ti da i suggerimenti di tattica
e tecnici necessari per battere l’avversario.
[1] La FIJLKAM è la sola
Federazione Nazionale riconosciuta ed autorizzata dal CONI a gestire, disciplinare
ed organizzare in Italia l’attività sportiva e promozionale del Judo, della
Lotta, del Karate, l’Aikido, il Ju Jitsu -compreso l’MGA e il Sumo.
[2] Per capacità propriocettiva si
intende una particolare sensibilità, grazie alla quale l’organismo ha la
percezione di sé in rapporto al mondo esterno.
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