IL MIO “PROSSIMO” È GESÙ CHE VIVE IN OGNI UOMO
Non ha senso parlare della Chiesa cattolica se non ci si pone davanti alla realtà di Dio creatore. Di un Dio che ha voluto l’uomo e con l’uomo ha viaggiato nei secoli, “in periodi poco bui ed in altri poco chiari”. La Chiesa esiste perché Dio esiste. E Dio esiste anche in quest’epoca globalizzata e frantumata, ricca e povera,
dedita a sprecare ingenti ricchezze e a racimolare il necessario per far sopravvivere di stenti milioni di uomini. Dio esiste e di Dio, con l’intervista che segue si parla con uno dei suoi più appassionati ricercatori: il vescovo Antonio Riboldi(1). Qui di seguito pubblico solo una parte dell'intervista; il testo integrale è contenuto nel volume "Autorità e responsabilità nella Chiesa cattolica".
Vescovo Riboldi, ha senso nel XXI secolo parlare di Dio?
La risposta alla sua domanda è: ha senso che l’uomo viva senza Dio? La vita è un dono troppo grande per essere “un caso” che si consuma a volte drammaticamente
senza un perché o chi a cui riferirsi. C’è un proverbio che dice: “Posso vivere senza sapere , ma non posso vivere senza sapere . Quando ero piccolo – e forse era un tempo di povertà saggia – mia madre ogni mattina mi chiedeva: “Chi ti ha creato?”. “Dio”, le rispondevo. “E perché – continuava mia madre – ti ha creato?”. Ed io le rispondevo: “Per conoscerlo, amarlo, servirlo e poi
gioire con Lui per sempre in Paradiso”. Così diceva l’origine della vita e la ragione di questa. C’è poi una frase che papa Benedetto XVI ha pronunciato
ad Aosta nell'estate del 2005: “La gente non cerca più la nostra parola. Questo ci fa molto soffrire, ma fa parte anche di una situazione storica, e di una certa
visione antropologica, secondo la quale, l’uomo deve fare le cose come Marx aveva detto: La Chiesa ha avuto 1800 anni per mostrare che avrebbe cambiato il mondo e non ha fatto niente; adesso lo facciamo noi”. E come da solo l’uomo abbia cambiato la storia è, tragicamente, sotto i nostri occhi!
L’esistenza di Dio limita la libertà della persona?
È incredibile anche pensare che Dio abbia creato l’uomo a Sua immagine e somiglianza, e quindi lo ha fatto libero, dandogli un bene che lo metta come in
una gabbia. Se per libertà, come quella di Dio, intendiamo capacità di scelta del bene, come è nella natura della libertà, direi proprio che questo è il meraviglioso
dono, base dell’amore, che per natura sua ha bisogno di essere libero e gratuito per esprimersi… come in Dio. Se per libertà si intende seguire tutto quello che passa per la mente senza responsabilità, questa diventa servizio all’egoismo...
…ma possiamo chiamare libertà l’egoismo?
Direi che l’egoismo è esattamente il contrario dell’amore, di cui la libertà è servizio. I santi sono sempre stati le persone più libere… fino al martirio. Ben
diversa la cosiddetta libertà che l’uomo vorrebbe a suo uso e consumo, che crea solo infelicità, a cominciare da se stessi.
A volte, nella storia degli uomini e delle singole persone, si ha l’impressione di avere davanti un Dio che punisce, altre volte un Dio che premia, ma secondo Lei qual è il vero volto di Dio?
C’è stato un tempo in cui si vedeva Dio come , che premiava i buoni e castigava i cattivi. Si aveva paura di Dio. Ora credo che tutti sappiano che Dio è un , che è solo amore. , dirà Giovanni l’evangelista. Un papà che si cura tanto dei suoi figli e non esita a fare l’impossibile, l’incredibile, per salvarli. Basti pensare al grande dono del Figlio, Gesù, che spinse l’amore al limite, quello di dare la vita…
…ci può essere un amore più grande?
Riflettendo su quello che ha fatto Dio per mezzo di Gesù, a volte vengono le vertigini dell’anima, da una parte pensando al niente che siamo come creature,
, dall’altro alla follia di Dio che questo pugno di fango ha innalzato al rango di figli. E per capire quanto Dio ama ciascuno di noi, basterebbe leggere la parabola del figlio prodigo. Non si dà la vita per nulla. Dobbiamo valere davvero tanto agli occhi di Dio. Davvero è amore. Un amore che non si ferma solo a dare la vita ma si fa , con l’Eucarestia. Se c’è tanto male, nonostante questo amore di Dio Padre, è per quella libertà o ignoranza che crede di esaltarsi, come fece il figlio prodigo, negando Dio. Vengono in mente le parole che Dio disse ad Adamo dopo il peccato originale: “Uomo dove sei?”. E l’uomo: “Mi sono nascosto perché sono nudo”. È davvero l’icona più vera per tutti gli uomini di tutti i tempi, anche oggi.
Cosa vuole Dio dal singolo uomo?
Dio a noi chiede solo di partecipare alla Sua felicità, attraverso il cammino della fede e della verità. Vuole condividere una gioia che l’uomo è chiamato a costruire qui, ora, in questo momento di prova… come è nell’amore.
Per i credenti la Chiesa rappresenta la struttura privilegiata per conoscere Dio e rapportarsi con Lui. In tutte le epoche, però, fare “chiesa” è sempre stato difficile e questo non solo per eventi esterni – si pensi alle persecuzioni dei primi secoli, invasioni barbariche, ecc. –, ma anche per il comportamento poco edificante assunto da tanti cattolici. Quali sono, in merito, le sue considerazioni?
Diciamo subito che la Chiesa è la grande famiglia di Dio, dove, come in una famiglia, è lo stesso Dio che guida con la Parola, conforta, sostiene con la Grazia,
alimenta con i Sacramenti. Viene proprio da pensare che nel cammino della fede, nella chiesa, si è come presi per mano e sostenuti da Dio con un amore invisibile,
ma vero… perché l’amore non fa mai chiasso. Chiesa: una comunione di santi che inizia qui ed ha il suo completamento in cielo. Purtroppo tanti hanno della Chiesa una cognizione distorta, frutto di ignoranza, figlia di una crescita senza conoscenza e vita. Chiesa è una comunione che è visibile nell’Eucarestia, o almeno dovrebbe esserlo, e si fa concreta nella carità, la quale deve animare i credenti che sono un cuor solo e un’anima sola. Si racconta, negli Atti degli Apostoli, come le riunioni dei primi cristiani – dove si ascoltava la parola degli Apostoli, si spezzava il pane e si portava quello che si aveva per dividerlo con i fratelli – davano l’immagine di una splendida carità. Al punto che i non credenti, vedendo, eranomeravigliati e tanti venivano alla fede. È una testimonianza che oggi manca… così come troppe volte la vita dei cristiani non è proclamazione della fede, ma negazione. E quando non vi è unità di fede e vita inevitabilmente si dà scandalo, che poi crea disprezzo della comunità intera.
In che modo la Chiesa e il Vangelo di Cristo aiutano il singolo individuo a riflettere sulla propria dignità e a maturare come persona?
Più volte, prima Paolo VI e poi il grande Giovanni Paolo II, hanno affermato che oggi la gente ha bisogno di , meglio ancora . E il card. Alfredo Ildefonso Schuster, mio vescovo, a chi gli chiedeva, tanti anni fa, quale ebbe il distintivo della credibilità, affermava: “Quando i non credenti vi vedono uscire dalla chiesa dopo la santa messa con quel volto stanco e freddo, non si fermano neppure a guardarvi, tantomeno viene la voglia di seguirvi. Ma quando incontrano un santo, chiunque, credente o no, si ferma come incontrasse una visione che in fondo è il sogno della sua vita”. Non è stato forse così con i santi del nostro tempo, a cominciare da don Calabria, don Orione, madre Teresa di Calcutta e, non ultimo, il grande Giovanni Paolo II? [continua...]
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(1) ANTONIO RIBOLDI (Triuggio 1923, arcidiocesi di Milano) è stato ordinato sacerdote nel 1951. E’ stato cappellano nella parrocchia cittadina di Montecompatri (Roma) dal 1952 al 1958, e parroco di S. Ninfa nel Belice (Trapani) dal 1958 al 1978. Nominato Vescovo di Acerra da papa Paolo VI, ricevette l’ordinazione episcopale dal card. Salvatore Pappalardo. Dal 2000 è Vescovo emerito di Acerra ed è membro della Commissione episcopale della Cei per la Famiglia e la Vita. Continua la propria azione pastorale anche tramite internet.
Non ha senso parlare della Chiesa cattolica se non ci si pone davanti alla realtà di Dio creatore. Di un Dio che ha voluto l’uomo e con l’uomo ha viaggiato nei secoli, “in periodi poco bui ed in altri poco chiari”. La Chiesa esiste perché Dio esiste. E Dio esiste anche in quest’epoca globalizzata e frantumata, ricca e povera,
dedita a sprecare ingenti ricchezze e a racimolare il necessario per far sopravvivere di stenti milioni di uomini. Dio esiste e di Dio, con l’intervista che segue si parla con uno dei suoi più appassionati ricercatori: il vescovo Antonio Riboldi(1). Qui di seguito pubblico solo una parte dell'intervista; il testo integrale è contenuto nel volume "Autorità e responsabilità nella Chiesa cattolica".
Vescovo Riboldi, ha senso nel XXI secolo parlare di Dio?
La risposta alla sua domanda è: ha senso che l’uomo viva senza Dio? La vita è un dono troppo grande per essere “un caso” che si consuma a volte drammaticamente
senza un perché o chi a cui riferirsi. C’è un proverbio che dice: “Posso vivere senza sapere , ma non posso vivere senza sapere . Quando ero piccolo – e forse era un tempo di povertà saggia – mia madre ogni mattina mi chiedeva: “Chi ti ha creato?”. “Dio”, le rispondevo. “E perché – continuava mia madre – ti ha creato?”. Ed io le rispondevo: “Per conoscerlo, amarlo, servirlo e poi
gioire con Lui per sempre in Paradiso”. Così diceva l’origine della vita e la ragione di questa. C’è poi una frase che papa Benedetto XVI ha pronunciato
ad Aosta nell'estate del 2005: “La gente non cerca più la nostra parola. Questo ci fa molto soffrire, ma fa parte anche di una situazione storica, e di una certa
visione antropologica, secondo la quale, l’uomo deve fare le cose come Marx aveva detto: La Chiesa ha avuto 1800 anni per mostrare che avrebbe cambiato il mondo e non ha fatto niente; adesso lo facciamo noi”. E come da solo l’uomo abbia cambiato la storia è, tragicamente, sotto i nostri occhi!
L’esistenza di Dio limita la libertà della persona?
È incredibile anche pensare che Dio abbia creato l’uomo a Sua immagine e somiglianza, e quindi lo ha fatto libero, dandogli un bene che lo metta come in
una gabbia. Se per libertà, come quella di Dio, intendiamo capacità di scelta del bene, come è nella natura della libertà, direi proprio che questo è il meraviglioso
dono, base dell’amore, che per natura sua ha bisogno di essere libero e gratuito per esprimersi… come in Dio. Se per libertà si intende seguire tutto quello che passa per la mente senza responsabilità, questa diventa servizio all’egoismo...
…ma possiamo chiamare libertà l’egoismo?
Direi che l’egoismo è esattamente il contrario dell’amore, di cui la libertà è servizio. I santi sono sempre stati le persone più libere… fino al martirio. Ben
diversa la cosiddetta libertà che l’uomo vorrebbe a suo uso e consumo, che crea solo infelicità, a cominciare da se stessi.
A volte, nella storia degli uomini e delle singole persone, si ha l’impressione di avere davanti un Dio che punisce, altre volte un Dio che premia, ma secondo Lei qual è il vero volto di Dio?
C’è stato un tempo in cui si vedeva Dio come , che premiava i buoni e castigava i cattivi. Si aveva paura di Dio. Ora credo che tutti sappiano che Dio è un , che è solo amore. , dirà Giovanni l’evangelista. Un papà che si cura tanto dei suoi figli e non esita a fare l’impossibile, l’incredibile, per salvarli. Basti pensare al grande dono del Figlio, Gesù, che spinse l’amore al limite, quello di dare la vita…
…ci può essere un amore più grande?
Riflettendo su quello che ha fatto Dio per mezzo di Gesù, a volte vengono le vertigini dell’anima, da una parte pensando al niente che siamo come creature,
, dall’altro alla follia di Dio che questo pugno di fango ha innalzato al rango di figli. E per capire quanto Dio ama ciascuno di noi, basterebbe leggere la parabola del figlio prodigo. Non si dà la vita per nulla. Dobbiamo valere davvero tanto agli occhi di Dio. Davvero è amore. Un amore che non si ferma solo a dare la vita ma si fa , con l’Eucarestia. Se c’è tanto male, nonostante questo amore di Dio Padre, è per quella libertà o ignoranza che crede di esaltarsi, come fece il figlio prodigo, negando Dio. Vengono in mente le parole che Dio disse ad Adamo dopo il peccato originale: “Uomo dove sei?”. E l’uomo: “Mi sono nascosto perché sono nudo”. È davvero l’icona più vera per tutti gli uomini di tutti i tempi, anche oggi.
Cosa vuole Dio dal singolo uomo?
Dio a noi chiede solo di partecipare alla Sua felicità, attraverso il cammino della fede e della verità. Vuole condividere una gioia che l’uomo è chiamato a costruire qui, ora, in questo momento di prova… come è nell’amore.
Per i credenti la Chiesa rappresenta la struttura privilegiata per conoscere Dio e rapportarsi con Lui. In tutte le epoche, però, fare “chiesa” è sempre stato difficile e questo non solo per eventi esterni – si pensi alle persecuzioni dei primi secoli, invasioni barbariche, ecc. –, ma anche per il comportamento poco edificante assunto da tanti cattolici. Quali sono, in merito, le sue considerazioni?
Diciamo subito che la Chiesa è la grande famiglia di Dio, dove, come in una famiglia, è lo stesso Dio che guida con la Parola, conforta, sostiene con la Grazia,
alimenta con i Sacramenti. Viene proprio da pensare che nel cammino della fede, nella chiesa, si è come presi per mano e sostenuti da Dio con un amore invisibile,
ma vero… perché l’amore non fa mai chiasso. Chiesa: una comunione di santi che inizia qui ed ha il suo completamento in cielo. Purtroppo tanti hanno della Chiesa una cognizione distorta, frutto di ignoranza, figlia di una crescita senza conoscenza e vita. Chiesa è una comunione che è visibile nell’Eucarestia, o almeno dovrebbe esserlo, e si fa concreta nella carità, la quale deve animare i credenti che sono un cuor solo e un’anima sola. Si racconta, negli Atti degli Apostoli, come le riunioni dei primi cristiani – dove si ascoltava la parola degli Apostoli, si spezzava il pane e si portava quello che si aveva per dividerlo con i fratelli – davano l’immagine di una splendida carità. Al punto che i non credenti, vedendo, eranomeravigliati e tanti venivano alla fede. È una testimonianza che oggi manca… così come troppe volte la vita dei cristiani non è proclamazione della fede, ma negazione. E quando non vi è unità di fede e vita inevitabilmente si dà scandalo, che poi crea disprezzo della comunità intera.
In che modo la Chiesa e il Vangelo di Cristo aiutano il singolo individuo a riflettere sulla propria dignità e a maturare come persona?
Più volte, prima Paolo VI e poi il grande Giovanni Paolo II, hanno affermato che oggi la gente ha bisogno di , meglio ancora . E il card. Alfredo Ildefonso Schuster, mio vescovo, a chi gli chiedeva, tanti anni fa, quale ebbe il distintivo della credibilità, affermava: “Quando i non credenti vi vedono uscire dalla chiesa dopo la santa messa con quel volto stanco e freddo, non si fermano neppure a guardarvi, tantomeno viene la voglia di seguirvi. Ma quando incontrano un santo, chiunque, credente o no, si ferma come incontrasse una visione che in fondo è il sogno della sua vita”. Non è stato forse così con i santi del nostro tempo, a cominciare da don Calabria, don Orione, madre Teresa di Calcutta e, non ultimo, il grande Giovanni Paolo II? [continua...]
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(1) ANTONIO RIBOLDI (Triuggio 1923, arcidiocesi di Milano) è stato ordinato sacerdote nel 1951. E’ stato cappellano nella parrocchia cittadina di Montecompatri (Roma) dal 1952 al 1958, e parroco di S. Ninfa nel Belice (Trapani) dal 1958 al 1978. Nominato Vescovo di Acerra da papa Paolo VI, ricevette l’ordinazione episcopale dal card. Salvatore Pappalardo. Dal 2000 è Vescovo emerito di Acerra ed è membro della Commissione episcopale della Cei per la Famiglia e la Vita. Continua la propria azione pastorale anche tramite internet.
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