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Il segreto di Helga

di Carlo Silvano


Fu la sera del suo arrivo alla fattoria dello zio che Harald vide Helga per la prima volta. Era ancora stanco per alzarsi dal letto, ma si rimise in piedi per non dare ai suoi parenti l'impressione che lui fosse un inerte. Sua zia e le donne che servivavano in casa erano già nella badstofa1, e lui dovette lavarsi con dell'acqua fredda non sapendo a chiedere quella calda.

Entrando nella badstofa Harald vi trovò tutti gli uomini e le donne della fattoria intenti ad ascoltare un vecchio, il padre di sua zia, che narrava la storia di Saemund il dotto2; le donne lavorando la lana tenevano gli occhi fissi sugli uncinetti, ma le loro orecchie erano attente ad ogni parola che usciva dalle labbra del vecchio Gissun.

Appena scorse Harald, suo cugino Andreas gli fece spazio sulla panca, ed egli si trovò a sedere a fianco di Helga, la quale, in segno di saluto, si limitò a fare un lieve cenno col capo. Per tutta la sera Harald ed Helga non si rivolsero una sola parola, ma più volte lei si alzò per servirgli dello skyr3 attingendolo da una pentola posta su un tavolo accanto al camino.

I giorni seguenti trascorsero in fretta, e Harald pur di stare accanto ad Helga impugnò la falce. Dapprima lavorò tagliando il fieno quasi per scherzo, ma quando fu sicuro che Helga lo avrebbe sempre seguito raccogliendo ciò che lui mieteva, proseguì a lavorare nella fattoria come falciatore.

Negli ultimi giorni di luglio, quando la mietitura era già terminata da diverse settimane, venne per Harald il momento di prendere la via del ritorno. Congedatosi dai parenti prese la strada per i pascoli alti, dove i laghi erano buoni per pescare e i cigni abbondavano sulle sponde degli specchi d'acqua. Seguendo un sentiero lungo il fondo di una gola percorsa da un fiumiciattolo e stretta da rocce acuminate che la sovrastavano fino al punto da impedire alla luce del sole di raggiungerne il fondo, Harald arrivò dopo non poche fatiche nel punto dove il burrone si apriva su un'ampia radura avvolta da imponenti passi che la chiudevano per ogni lato, ed in un angolo della radura vi era un rifugio per i raccoglitori di erba angelica4, ma da tempo non era più usato perché, come Helga gli spiegò appena poté raggiungerlo, le genti delle vallate vicine temevano quel luogo da quando una donna troll5 aveva rapito un uomo, e nel giro di soli tre anni lo aveva reso simile ai suoi compagni. Ascoltando questa storia Harald strinse a sé Helga avvertendo sulla pelle il seno nudo di lei, e baciandola le sussultò:

E tu non temi che una troll mi possa portare via da te?”.

Lei non rispose, ma lo abbracciò forte, sperando che il tempo si fermasse lì, per sempre.

La strada del ritorno a casa non gli serbò nessun pericolo, e Harald, cavalcando, spesso si chiedeva se quei cinque giorni trascorsi con Helga al rifugio dei raccoglitori d'erba angelica fossero stati solo un sogno, una storia di un romanzo di un autore ignoto, o una realtà che lui aveva vissuto sino in fondo e, forse, senza che lui se ne fosse accorto, gli aveva lasciato un marchio nell'animo.

Due anni trascorsero da quella estate, e Harald per la seconda volta percorse il sentiero che conduceva nella sua radura.

Appena fu in vista del rifugio, Harald portò la mano al petto e sentì la busta che conteneva la lettera di Helga, l'ultima delle tante scritte, e che egli per tutto il viaggio aveva custodito sotto la giacca; l'aveva letta e riletta e per timore di perderla si era stretto intorno alla vite un cinturone in modo che non potesse scivolare durante le corse a cavallo. L'anno prima non era potuto ritornare da Helga a causa della morte di suo fratello, annegato durante una violenta tempesta con tutto l'equipaggio di un peschereccio a poche centinaia di metri dalla costa, e dal villaggio tutti gli abitanti, dai bambini fino ai vecchi, avevano assistito impotenti alla sciagura.

Nel rifugio c'era i segni che lei era venuta. Helga era stata lì. Si fece sera e presto Helga sarebbe ritornata e lui, stanco per il viaggio, l'avrebbe aspettata sdraiato sul giaciglio che lei aveva sistemato in un angolo del rifugio.

Sotto il cielo che stava lentamente spegnendo le proprie luci le pareti rocciose apparivano come ombre vuote, e in quell'intimo silenzio che domina la vita Harald, in segreto, si rodeva l'animo nell'ascoltare il battito del cuore di una terra morta. Ben presto si addormentò e si svegliò solo con l'arrivo dell'alba. Aprendo gli occhi sentì una guancia di Helga premuta sul suo viso e il calore di lei, che si svegliò poco dopo. Non si dissero nulla. Solo nella tarda mattinata, quando iniziarono a fare colazione, Helga gli chiese qualche particolare del viaggio.

L'ultima notte che Harald ed Helga trascorsero insieme, lui le disse:

Ti ho mai parlato della scommessa che fatto con mio cugino Andreas?”.

No”, fece lei.

Quando due anni fa arrivai alla fattoria, mio cugino, una sera che eravamo un po' allegri, per scherzo mi disse che di sicuro io e te ci saremmo sposati. Io feci finta di non crederci, ma forse avevo solo vergogna ad ammetterlo, e così facemmo una scommessa tra me e lui. Ho perso?”.

Prima di rispondergli Helga lo guardò a lungo negli occhi, sfiorandogli diverse volte le labbra con un dito; poi, portandosi il capo di lui sulla spalla e accarezzandogli i capelli, gli disse:

No. Hai vinto?”.

E così dicendo si voltò verso la finestra e oltre il vetro l'aria non doveva essere particolarmente fredda. Nessuno dei due parlò più per tutta la notte, e quelli furono gli ultimi giorni che Harald trascorse con Helga, e non la rivide più e su di lui sono caduti moltissimi inverni.

(tratto da "Il bambino e l'avvoltoio e altri racconti", di Carlo Silvano, ed. Youcanprint 2020, per reperire il volume cliccare su Il bambino e l'avvoltoio)

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1Nelle fattorie islandesi la badstofa è un locale utilizzato per ospitare i dipendenti. Solitamente tutte le persone che appartengono alla fattoria sono solite iunirsi nella badstofa anche durante le ore delle serate invernali per socializzare e ascoltare racconti e saghe.

2Personaggio islandese vissuto fra l'XI e il XII secolo.

3Particolare tipo di yogurt.

4Si tratta di erbe commestibili e dalla cui fermentazione si ricava dell'acquavite.

5Nella mitologia nordica i troll sono essere a metà fra gli orchi e i demoni. In alcune leggende appaiono sotto forma di nani, in altre hanno la statura di giganti. Abitano nei boschi, sulle montagne e nelle lande solitarie e rappresentano un pericolo per i viaggiatori. I troll sono anche custodi di ingenti tesori.

 


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