Lo scorso 22 marzo a Catena di Villorba (Treviso) sulla tragedia delle foibe si sono confrontati – nel corso di una serata culturale promossa dalla locale sezione dell'Associazione Trevisani nel Mondo –, lo storico Arrigo Petacco e il teologo Antonio Guidolin. Nel corso del dibattito è stato anche evidenziato come le cosiddette “pulizie etniche” di ieri (si pensi al genocidio degli armeni o agli italiani infoibati in Istria), come quelle di oggi (ad esempio i massacri in Ruanda, Nigeria, Sudan e Irak), trovino un terreno favorevole in quelle società dominate da pseudo valori e pregiudizi razziali. E in questi giorni, proprio a Villorba – nei pressi del parco commerciale di via Fratelli Rosselli –, ho notato una scritta, accompagnata dal simbolo dei nazisti, contro il popolo dei rom. Comprendo l'insofferenza e il disagio che può provare chi ha subito furti o altre violenze proprio da parte di quei rom che non rispettano le regole del vivere civile, ma sono anche convinto che bisogna seguire la strada della legalità, facendo leva sulla scolarizzazione dei minori. In questo contesto, certe scritte – come quelle recanti anche i simboli dei criminali più pericolosi della storia recente – riescono solo ad avvelenare il vivere sociale delle nostre comunità.

Sperando che la storia non si ripeta, personalmente mi auguro – soprattutto per rispetto alle vittime delle foibe – che le autorità competenti provvedano quanto prima ad assicurare alla giustizia gli autori di quella scritta, infliggendo loro una pena esemplare: evitando, magari, di metterli in galera – dove potrebbero diventare più pericolosi e cattivi –, ma obbligandoli a compiere dei lavori socialmente utili a favore dei meno abbienti. (Carlo Silvano)

Sperando che la storia non si ripeta, personalmente mi auguro – soprattutto per rispetto alle vittime delle foibe – che le autorità competenti provvedano quanto prima ad assicurare alla giustizia gli autori di quella scritta, infliggendo loro una pena esemplare: evitando, magari, di metterli in galera – dove potrebbero diventare più pericolosi e cattivi –, ma obbligandoli a compiere dei lavori socialmente utili a favore dei meno abbienti. (Carlo Silvano)
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